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Cumbènniu: su cultu de sa morte

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Messaggio  juanne.deperu Mar Nov 18, 2008 3:10 pm

Associazione Culturale “A CUNCORDIA” organizza il 6° Convegno Internazionale "Su Cultu de sa Morti in Sardigna e in su Mundu".

FORDONGIANUS
DOMENICA 16 NOVEMBRE 2008 - ore 15.30
SALA CONVEGNI GRAND HOTEL “TERME SARDEGNA”


Programma:

- presentazione del libro di DOLORES TURCHI: "Ho visto agire s’accabbadora"

- Thanatos: il Centro Studi Fordongianus: Culture e Riti. Ruolo e Prospettive.
a cura del Direttore Scientifico Massimo Centini

RELATORI:
- FRANCISCU SEDDA: la morte: i significati, la storia, le culture
- GIORGIO MURRU: il culto dei morti dalla civiltà Prenuragica a quella Nuragica
- ALFREDO LUVINO: il culto dei morti nell’Antico Egitto: Storia e Mito
- DON FELICE NUVOLI: la Testimonianza del Martirio e la ragionevolezza della Fede
- ELVIO ARANCIO: la Jihad e il Martirio Islamico

COORDINATORE DEI LAVORI:
GIAMPIERO CARTA

intervento musicale del Coro “San Teodoro” Paulilatino, diretto dal Maestro G.A. Mellai
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Messaggio  juanne.deperu Mar Nov 18, 2008 3:10 pm

Ha aperto:
ENRICO CARDESI addetto stampa centro studi Thanatos
La morte di per sé è fondamentale per la nostra vita ma spesso banalizziamo l’argomento.
I media ne parlano tanto ma non è una riflessione sulla nostra.
Il punto lo iniziamo a fare con Franciscu Sedda.
Aspetto semiologico e culturale del significato della morte


FRANCISCU SEDDA
Il tema è ampio e faccio una cornice con spunti di rilfessione per voi.
Primo punto è il paradosso rapporto paradossale e tra l’’individuo e la specie.
Tra questa tensione la nostra morte e la sopravvivenza della specie nascono dei grandi paradossi e delle grandi contraddizioni. Danno spazio cosmico si trasferiscono in uno spazio interiore.
Noi siamo i depositari della cultura di ciò che ci ha proceduto. Noi domani saremo la memoria di qualcuno che è morto. Di qualcuno che è passato.
Altro paradosso noi come essere coscienti siamo assenti sia nel momento in cui nasciamo che nel momento in cui moriamo. Qui si innesta una riflessione semiotica perché visto che siamo assenti in quei momenti abbiamo bisogno di raccontare quei momenti in cui siamo assenti.
Le nostre pratiche ci servono per elaborare questi momenti in cui noi siamo assenti.
A questo momento di non-senso. Il Tempo esiste corre al di là di noi, noi lo possiamo soltanto racccontare, è il modo in cui noi tentiamo di gestire il SENSO.
Qui possono profilarsi questioni etiche, come il testamento “biologico”
Il grande problema è dare significato delle cose. Quale significato.
Non sfugge la morte a queste domande.

Quanto ragionando così macroscopicamente pensiamo a come cambia il ragionamento per un ateo e per un credente. Per un ateo questo mondo è l’unico spettacolo, per il credente è solo un preliminare allo spettacolo vero. Quanto il tema della morte cambi a seconda delle persone.
Categoria di credenti..quale religione? Cristiana è eterna. Induismo invece crede alla reincarnazione. Così entriamo nella grande varietà umana di come affronta la morte.
Nella sensibilità romantica non c’era niente di meglio che morire nelle barricate, con gloria.
Per il consumista di oggi la morte è allontanata, bandita, viviamo un presente eterno. Quasi che non volessimo affrontare la morte e rimandarla eternamente.
Noi viviamo oggi senza chiederci niente su quei momenti di assenza.
Dal punto di vista semiotico le cose non significano di per sé. Io non sono basso o alto in assoluto.
Tutto dipende dalla narrazione. Da come noi raccontiamo queste cose.
Per capire la morte devo metterla in relazione alla vita. Le cose assumono significato in relazione.
Philip Roth > la fine non deve essere annunciata con spavalderia.
Noi stiamo sempre un po’ morendo.
L’inizio. Embrione, il feto. Quand’è che inizia la vita. Il problema dell’aborto quindi…
Tutto si sposta tra i vari teologi, qualsiasi considerazione. Siamo nell’ordine del capire cosa è vivo e cosa è morto. Pensiamo all’espianto degli organi. Sono ancora vivi quando li espiantiamo.
Oppure pensiamo al coma vegetativo. O al condannato a morte…non è vivo e non è morto.
Analisi finale è nella collettività.
Sardegna. Vediamo in Sardegna.
Dopo la prima guerra mondiale. Una sentenza di morte pronunciata da Camillo Bellieni nel 1920 a conclusione di un saggio “bisogna rassegnarci alla contastazione che siamo una nazione abortiva”
Abortiva…nazione che provoca il suo stesso aborto.
Dove stiamo andando a parare?
Bellieni rispondeva a dei giovani sardi sulla questione “indipendenza”.
Il problema dei sardi è che sono sardi.
La causa della nostra morte siamo noi stessi. [ndr ??? vi rendete conto]
Mentre Bellieni scriveva questo diceva che noi avevamo bisogno di una cultura esterna.
Questa idea mortifera che crea Bellieni di reputarci morenti, dopo Lussu nel 1951 dirà che siamo una nazione mancata, non accettiamo la nostra sconfitta collettiva.
Negli anni ’80 gli storici sardi compiono l’idea di nazione fallita.
Casula dirà che siamo morti col Medioevo e l'esperienzaq giudicale subito dopo siamo morti.
Lilliu sosterrà che eravamo vivi con i nuragici e poi morti.
Sotgiu con Angioy e i suoi moti poi siamo morti.
Pira dopo Lussu sosterrà che siamo morti.
Un Popolo di morti, eppure siamo vivi.
Ma scusate...
Se oggi stiamo male e un po’ depressi che dite è normale?
Chiediamocelo.

[ndr la gente ha riso, di un riso amaro ma anche di totale condivisione, il professore è bravo diciamolo Smile ]
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Messaggio  juanne.deperu Mar Nov 18, 2008 3:11 pm

GIORGIO MURRU archeologo prenuragico e nuragico
Culto dei morti sardegna preistorica e nuragica

Gli studi sono stati troppo settorializzati per periodi.
Lungo i numerosi secoli della civiltà nuragica.
Non è tutto sardo ciò che abbiamo ma mediterraneo.
Preistoria sarda qual è stato il periodo
500mila anni fa è comparso il primo uomo in sardegna lavorava usando le selci resti ce ne sono a perfugas e nelle zone costiere del sarrabus [paleolitico inferiore]
È un uomo che sta dietro le grandi mandrie di cervi e daini. È un raccoglitore non sta fermo.
Si rifugia in grotte ma sono riparo non ha casa. Ha bisogno di conoscere il cielo e il Tempo.
Perché vive fuori migra insieme ai branchi che vivono le stagioni.
I loro morti venivano lasciati lì e che diventavano alimento per gli animali.
Non c’è un grande culto dei defunti, però leggiamo meglio. Le schegge di selce saranno sempre più raffinate per questo uomo nomade non stanziale. Conquista cibo e basta non ha nessuna capacità di conservazione dei cibi. Allp’interno delle grotte troviamo un focolare dove si bruciacchia la carne.
Riporto di vegetali in queste grotte.
Nelle pitture rupestri francesi dello stesso tempo non è poi così distante dal soprannaturale.
Dobbiamo avvicinarci ad un uomo più rencente alla grotta di Corbeddu di Oliena, abbiamo trovato due defunti deposti con lastre di pietra sopra 13mila anni a. C.
Quest’ uomo è ancora nomade, lavora la selce, VI millennio avanti Cristo avviene qualcosa di staordinario. L’uomo inzia a selezionare le sementi. E ottiene dei prodotti che inizia a conservare.
Questo determina la nascita dell’uomo moderno. Conoscere l’agricoltura significa conoscere il cielo, conoscere le stagioni. Quest’uomo su garroppu di Serri ha già delle macine sesto-quinto millennio avanti cristo. Non ha ancora abbandonato la caccia, ma ha più tempo a disposizione.
Avrà più tempo per fermarsi. Dalla caverna si sposta alla capanna. Ha più bisogno di terre dissodate, più braccia, più lavoro, più grano.
Nasce la civiltà del villaggio, un’organizzazione diversa e strutturata. Una piramide sociale con gerarchie di governo.
Questa grande rivoluzione è tutta orientale. Medio oriente Anatolia. Questi avevano un credo fortissimo,sole, scelta di sementi, pioggie. L’uomo non aveva l’assillo della quotidianità.
I fenomeni celesti come il sole e la pioggia non dipendono da se. Perciò ha bisogno di credere qualcosa, perché la terra germogli nel momento opportuno ha bisogno di dare una forma.
Un culto tutto orientale.
La Dea Madre è uno di questi. È la sembianza della Terra che accompagnerà tutta la vita di quest’uomo. 4500 anni fa Nel Sinis quest’uomo scava Cuccuru e s’erriu troviamo un defunto con delle lastrine ocra rossa posto in posizione fetale, ha un copricapo di conchiglie, ha qualche frecccia di selce.
Poi ci sono dei vasi con gli alimenti che gli serviranno nella nuova vita. In una mano stringe una statuina ocra rossa una dea madre con un piattino e due valle di molluschi, rapporto con il territorio nota bene.
Un’altra dea madre con copricapo particolare, filoni di ossidiana del monte arci vengono usate da per tutto in tutta l’Isola. Vengono ritrovati tutti gli strumenti possibili e corredo di utensili ottimali per la sua quotidianità. È presente anche nel resto del bacino del Mediterraneo significa che navigano che portano ossidiana da per tutto. Tutto viene assorbito e ridistribuito nel mediterraneo
Pensiamo ai menhir centinaia di pietre fitte è un fenomeno tutto occidentale tipicamente continentale e investirà completamente alla Sardegna crocevia di due grandi culture megalitismo occidentale e l’’algtra quella della dea madre tutta orientale.
Neolitico finale3500 annni fa. Sardegna ricca demograficamente abitata da per tutto sino a fonni capanne identiche a quelle che troviamo a Sestu o ad Alghero o in Ogliastra.
Tutto questo dà origine alla cosidetta cultura di Ozieri che dura circ 700 anni.
Un uomo attento che con la Terra e con la divnità ha un rapporto speciale. Costruisce case per i morti costruisce sepolture nella grotta naturale per esempio le domus de janas che troviamo in tutta la sardegna, con facies diverse.
Orroli su monti, veniva deposto il defunto con tutto il suo corredo.
La terra viene rappresentata con la femminilità, in tutte le forme.
Culto dell’acqua e rappresentazione fisica della dea madre viene rappresentata all’interno delle domus, opere di canalizzazione. I nuragici avranno nell’acqua l’elemento primo dei loro culti.
Bonorva domus santu priu, vengono riprodotte le proprie case. La grande vasca all’interno dell’acqua che doveva proteggere l’oumo durante questo lungo percorso.
Da semplici domus monocellulari si passa a strutture complesse pluricellulari.
Da una dea madre rotonda si passa con la cultura di ozieri si passa a quelle di marmo a plachette molto geometriche con triangoli vari, vedi vaso con le figure geometriche e triangolari sempre..lui dice un ballo tondo. Anche molte spirali su domus de janas come a VillaPeruccio.
Si passa anche la scoperta della metallurgia che non è appannaggio di tutto, chi possiede questa tecnologia 2700 anni avanti Cristo rame di Cipro o qualche miniera sarda..
Non tutti hanno questo in quel momento.
Pugnale in rame che ritroviamo sotto la cintura nei menhir di laconi che rappresentano la contrapposizione al culto della dea madre.
Siamo nel sarcidano massima espansione di questi elementi megalitici.
Da menhir semplice a figurato.
Il guerriero capovolto rappresenta lo spirito del guerriero che va nel cammino.
Il metallo ha cambiato il mondo. La dea madre scompare.
L’uomo governa i territori. E costruisce tombe a circolo con un vano dolmenico sopra un gran tumulo di terra. E viene lasciato aperto soltanto il vano di entrata che riproducono il portale.
Come nelle tombe dei giganti. 2mila anni a.C. età del bronzo
Entriamo così nella cosidetta civiltà nuragica pian piano. Arzachena la tomba dei giganti. 16 metri di vano. Sono tombe collettive. Sono stati ritrovati anche 16 defunti.
Nel pieno dell’età nuragica sono tombe grandiose con livello di realizzazione straordinari esempi.
In età nuragica passiamo a...vi voglio lasciare uno spunto di riflessione
[ndr qui mi sono distratta molto..non scrivevo perchè stava dicendo la cosa più importante dopo un excursus storico archeologico fantastico]

Non si è mai pensato ai nuraghi ai luoghi di sepultura
perchè non si sono mai trovate le ossa come nelle domus de janas o le tombe dei giganti...
Ma chiediamoci...dove sono i grandi capi in età nuragica?
perchè non si trovano i grandi capi..le loro sepolture..
I capi non possono stare nelle tombe collettive (tombe dei giganti)
I capi no...
1300 anni a.C. niente più tombe dei giganti e si passa ai nuraghi
Nei complessi nuragici come Nuraghe Arrubiu c’è un vaso di ceneri…anche a Barumini… cosa è questa cenere?
E questi vasi?
A questo punto possiamo dire che i grandi capi..
forse potevano essere proprio lì nei nuraghi..


[ndr un bello e interessante intervento, ho pensato ad una cosa..
è possibile che in questa Terra le tombe dei capi non si trovino mai in nessuna epoca storica? Vedi gli Judex...]


Egittologo

Alfredo Luvino [ndr intervento ambizioso...3mila anni di storia egizia in 20 minuti!]
Gli egiziani non amano la morte ma amano follemente la vita..
A tal punto che avevano due mesi di feste lavoravano 8 giorni e due di festa (avevano la decade).
Erodoto dice che egitto è lo speculum…le donne fanno la pipì in piedi..e gli uomini accosciati.
Il dio RA è quello che passa nel mondo degli inferi.
Il grande pensiero egizio si basa su tre
La vita è composta da 4 parti, un uccellaccio che esce dalla testa e va dove prima, spirito, e corpo.
Se vediamo nel sogno i morti è perché c’è un'altra vita.
Antico egitto non hanno ha le nostre categorie di pensiero. Quelle aristoteliche per intenderci.
Perciò tutto era diverso, era nato in un momento atemporale,
maat è quello che il mondo possa vivere la vita non è altro che un momento di quel momento atemporale.
Psicostasia se il cuore è gravido di colpe si muore.
Il culto dei morti consiste nel continuare ad alimentare i morti con cibi e vivande. Sono i morti ad avere paura dei vivi. Ecco perché tutte quelle rappresentazioni raffigurate (secondlife!)
Non esiste il libro dei morti..ma è il libro della vita che si trova sempre all’interno della tomba.
Per loro è un concetto di vita la tomba.
Per un egittologo la vita non esiste e neanche la morte. Quello che vive è il pensiero.
2400 anni a.C il mito di Osiri è il dio che muore e dà la vita.
[ndr scusate..lo avrete capito..questo intervento era irrilevante per certi aspetti..troppa troppa roba in 20 minuti..nessun messaggio se non quello iniziale. Gli egiziani amavano la vita]

ELVIO ARANCIO
Islamista [ndr si è soffermato esclusivamente sul concetto di jihad]
Non c’è dubbio che ci siano musulmani che amino la violenza. Si tratta di un’esigua minoranza. L’islam ama la vita. Il Corano indica con dettami ben precisi l’uso della violenza. Tentativi di occupazione della propria terra
La violenza è sempre una risposta mai un aggressione.
Se punite fatelo nella misura in cui avete subito il torto. Affidati a dio e non toccherai mai le donne i vecchi e i bambini. Uomini religiosi etc.
Un kamikaze non è eccessiva manifestazione di islam ma una mancanza di islam, tutto quindi è regolato da un codice che lui definisce etico. Non si possono praticare torture.
Il suicidio è vietato sempre.
Jihad significa sforzo, impegno, sforzo interiore. Non guerra. È una lotta sulla strada dell’impegno spirituale. Fare uno sforzo importante significa superare le proprie debolezze.

Jihad è un termine sconosciuto in Occidente. Nulla è più lontano dal concetto che noi abbiamo.

Dall’ottica islamica le guerre del 900 hanno causato solo morte di donne , vecchi e bambini, perciò non ci sono più le condizioni dottrinarie per fare qualsiasi guerra.
Jihad per tutti sforzi da entrambe le parti.




Don giovanni usai de Il samaritano comunità per aiuto tossicodipendenti
Martirio come testimonianza

San Lussorio is goccios li stanno leggendo in sardo..
Per entrare nel clima dei martiri. Cos’hanno fatto di particolare i martiri?
La parola significa testimonianza. Nel vecchio testamento esiste la parola ma è un testamento fatto giurando. Ma dopo acquista un'altra valenza nel nuovo testamento perché è colui che predica Cristo colui che è morto e risorto. Durante il periodo romano questo poi dopo acquista darsi direttamente al nemico. Sono testimoni del cristo risorto, per un messaggio. Non la si da per un’idea ma per una persona. Hanno questa certezza che lui esiste per questo si martirizzano.
Mi sto annoiando…il prete si sta arenando…
San tommaso dice che sono martiriri anche le vittime di taluni sistemi…
Quindi chi sono i martiri odierni?
Quando ho accolto gli zingari è come se avessi fatto cose che non si devono fare.
Ha senso che una persona si sacrifichi per gli altri
È ragionevole farlo?
Se non viviamo così la nostra fede è soltanto un rito.

[ndr un intervento scarno, il relatore non stava bene]

****************

Questo è quanto.
In conclusione un convegno di alto spessore che merita pubblicazione e promozione ulteriore.
Ringrazio proprio tutti quelli di Fordongianus per l'ospitalità ricevuta ieri sera.
Un saluto particolare va a Rino che con la definizione "Ornella La Nostra" mi ha davvero riempito il cuore.

nu basu
Furriola
http://www.irs.sr/forum/viewtopic.php?t=2506
juanne.deperu
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